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Coop. Contatto, Darpetti: “Gli amministratori ASET si assumano le loro responsabilità”

Gabriele Darpetti (ufficio lavoro Diocesi di Fano) interviene sul mancato coinvolgimento della cooperativa Contatto da parte di ASET.

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Gabriele Darpetti, direttore dell’Ufficio Pastorale Diocesano per i Problemi Sociali ed il Lavoro

FANO – “Di fronte al mancato “coinvolgimento” della Cooperativa sociale Contatto nei servizi di raccolta differenziata di carta e cartone, affidato a gara a ditte esterne da parte di Aset spa, non ci si può trincerare dietro la semplice applicazione del codice degli appalti”.

E’ quanto afferma Gabriele Darpetti, direttore dell’ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Diocesi di Fano.

“Non è mai solo una questione tecnica – continua Darpetti – ma è sempre una questione di scelte e di priorità che mi auguro siano state assunte con cognizione di causa dal Consiglio di Amministrazione.

In una società per azioni, infatti sono gli amministratori che sono chiamati a fare le scelte (in questo caso parliamo di un Consiglio di cinque persone: il presidente, il vicepresidente e tre consiglieri).

Quindi ritengo giusto che questi cinque amministratori (i cui nomi sono nel sito di Aset) si assumano la responsabilità morale di non aver considerato un rapporto di collaborazione storico che durava dal 1997, e che offriva opportunità di lavoro a persone con disabilità.

Infatti queste persone, quelle che operano con la cooperativa Contatto così come tutte le altre, hanno bisogno di lavoro e non di assistenza.

Perché è solo il lavoro che garantisce ad essi la pari dignità. Ed è per questo che non è accettabile la dichiarazione del presidente Reginelli che dice “Aset non si occupa di sociale”, perché il sociale riguarda tutti, ed a maggior ragione a una società i cui “proprietari” sono i Comuni del territorio.

La dichiarazione di Reginelli denota una concezione del “sociale” come mera assistenza (questa sì che non è compito di Aset), che è una concezione novecentesca ormai superata, perché oggi tutto è sociale e lo è ancor di più il diritto ad un lavoro dignitoso per tutti.

Quanto infine al rispetto del codice degli appalti ed alle gare al massimo ribasso, anche qui ci sono strumenti, come le “clausole sociali” che sono previste dallo stesso codice degli appalti, basta solo avere la volontà di utilizzarle, mentre sta crescendo la consapevolezza (forse ancora non abbastanza) che le gare al massimo ribasso sono un danno per tutta la comunità, ed anche qui esempi anche recenti capitati nel nostro territorio (vedi la vicenda dei pulmini scolastici della Tundo) dovrebbero avere insegnato qualcosa.

Per questo – conclude Darpetti – ci aspettiamo un pronto ripensamento delle politiche di Aset sull’affidamento di lavori a ditte esterne che tengano conto che il lavoro è il bene più prezioso e deve essere affidato nella logica della coesione territoriale tenendo conto dei diritti e dei bisogni di una intera comunità”

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