ANCONA – Salmonella nel petto di pollo ungherese o nel kebab sloveno, mercurio nei tranci di pesce spada spagnolo o filetti di tonno vietnamita gravemente sospettati di aver causato intossicazioni alimentari.
Sono solo alcuni degli allarmi alimentari lanciati in Italia grazie al Sistema europeo di allarme rapido per mezzo del quale i paesi Ue hanno la possibilità di segnalare contaminazioni microbiche, contenuto di aflatossine o pesticidi oltre i limiti.
Una tutela in più per i consumatori anche alla luce della riapertura delle frontiere. Lo scorso anno nelle Marche sono state gestite dal Servizio Veterinaria e sicurezza alimentare ben 133 notifiche di rischio per gli alimenti. Il 31% degli allarmi ha riguardato molluschi e prodotti della pesca, quasi il 10% carne e preparati di carne mentre il 6,7% frutta e vegetali.
Ad esempio è stato trovato mais da pop corn con alti livelli di aflatossine, listeria nei formaggi stagionati già grattugiati o escherichia coli e salmonella in vongole e cozze, micotossine nel riso, alte concentrazioni di mercurio in pesce spada e palombo, solfiti nei polpi indonesiani e persici africani mal congelati.
Un vero e proprio carrello degli orrori che non arriva nelle case degli italiani grazie alla rete di controlli sulla sicurezza alimentare del nostro Paese.
“Controllare la qualità del cibo in commercio – commenta la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni – significa tutelare la salute dei cittadini ai quali deve essere sempre garantita la sicurezza alimentare di ciò che acquistano.
Allo stesso tempo, l’attività di ispettorato riporta alla luce la giustizia economica che deve essere riconosciuta alle imprese agroalimentari italiane operanti nel rispetto delle regole e che troppo spesso pagano il conto amaro di una concorrenza sleale internazionale giocata sul minor costo di acquisto a discapito, però, di ambiente manodopera e qualità.
Un ringraziamento va alle forze dell’ordine che ci aiutano a mettere in sicurezza le persone e il pregio della filiera agricola italiana”.
Un’azione che non si è arrestata durante il lockdown: l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi ha portato avanti oltre 600 controlli sulla filiera marchigiana a difesa dell’agroalimentare genuino e di qualità.
Parliamo spesso di cibo estero che viene prodotto in paesi che hanno livelli di sicurezza alimentare molto bassi. Per questo diventa fondamentale l’etichetta obbligatoria con l’indicazione dell’origine.
Una questione di trasparenza e rispetto dei consumatori chiesto da 1,1 milioni di cittadini europei che hanno firmato l’iniziativa dei cittadini europei (Ice) “Eat original! Unmask your food” promossa dalla Coldiretti, da Campagna Amica ed altre organizzazioni europee, da Solidarnosc a Fnsea e che ora è finita nella strategia del Green New Deal proposto dalla Commissione Europea.