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Ciao Marius, amato poeta del dialetto fanese

lutto morto mario berardi marius dialetto faneseFANO – Ci piace pensare che un San Pietro assonnato se ne sia andato a prendersi un caffè e che per dare il benvenuto a Marius si sia fatto sostituire dal poeta fanese Fabio Tombari, suo insegnante di italiano all’Istituto d’Arte Apolloni. Così l’aldilà sarebbe per Marius più familiare e il distacco dalla sua amata Fano più lieve.

Mario Berardi, al secolo Marius, dopo novant’anni, ha salutato la sua Fano questa mattina dall’ospedale Santa Croce. Per oltre cinque anni abbiamo avuto la fortuna di leggere le sue poesie in dialetto fanese nelle pagine del Giornale del Metauro.

Ci mancherai Marius, ci mancheranno le tue telefonate, i tuoi complimenti, i tuoi incoraggiamenti, i tuoi consigli. Grazie per il bel ‘fiume’ di parole in dialetto fanese che in questi anni hai donato a tutti noi! A tua moglie Loredana e ai tuoi figli le condoglianze della redazione”.

Il funerale si svolgerà mercoledì 6 giugno alle ore 17 nella cattedrale di Fano.

marius novantesimo compleanno
Nicola Gaggi e il Prof. Franchini con Marius nel giorno del suo 90esimo compleanno

L’amore per il dialetto fanese è solamente una sfaccettatura della personalità creativa di Marius. Studente all’Istituto d’Arte Apolloni si è diplomato in decorazione pittorica. In quegli anni suo insegnante di italiano è stato Fabio Tombari, proprio quel Tombari, grande letterato e amato scrittore fanese. Tra loro nasce una simpatia che proseguirà anche oltre gli anni della scuola.

Mario è per due anni istitutore al Collegio Raffaello di Fano e Urbino, poi parte per Milano dove lavora in una agenzia pubblicitaria a Legnano e mette a frutto le sue competenze acquisite a scuola. Rientrato in città, la passione per la pubblicità lo porta ad aprire una delle prime agenzie pubblicitarie di Fano: la Publimarius. Nel frattempo vince un concorso a Roma come disegnatore di mappe all’Ufficio Tecnico Erariale e sarà prima a Ravenna e poi definitivamente a Pesaro. Durante una fiera a Milano, in uno stand, rimane colpito da una novità assoluta: i poster decorativi, quelli da appendere alla parete! «A quel tempo – ci aveva spiegato Mario – erano una vera e propria novità. Si trattava di una ditta tedesca: la “O und P”. Accettai subito l’esclusiva per l’Italia e decisi di aprire un negozio, questa volta a Pesaro!». Ecco come nacque l’Art Poster, negozio straconosciuto tra i teenager del tempo che, oltre a poster e litografie, vendeva anche gadget curiosi per anniversari, compleanni e ricorrenze.

Ma da dove viene questa passione per il dialetto? «I miei non volevano che a casa si parlasse in dialetto – ci aveva raccontato Mario – dovevamo prima parlare un corretto italiano! Fabio Tombari mi sollecitò ad usarlo. Quando mi trasferii a Milano per lavoro, per i ‘milanes’ ero un ‘terun’, loro parlavano sempre in milanese e ciò mi faceva una gran rabbia. Per reazione, iniziai anche io a parlare nel mio dialetto così che anche loro non potevano capire nulla! Era una forma di ripicca e di orgoglio verso la mia terra! Una volta in pensione ho iniziato a scrivere soprattutto per ricordare ‘come eravamo’: sono convinto che un tale patrimonio non debba andare disperso perché è una parte preziosa della nostra identità. L’amore per il nostro dialetto mi ha portato ad incontrare il Cavaliere Ufficiale Adolfo Cristiano, detto Fofo, che aveva creato un circolo di persone innamorate della fanesitudine!». Una passione sfociata, negli anni, in alcune pubblicazioni in vernacolo: “Tira il vento o baia i can, Fan è semper una gran Fan!”; la Storia di Fano illustrata, la raccolta È scapata la canéla ma la bott. 

 

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