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“Centrale di Carrara? Non si può fare!”

Riceviamo la nota di Antonio Di Pasquale, perito industriale abruzzese, che da anni studia l'impatto di impianti come quello che dovrebbe essere realizzato a Carrara di Fano.

Nuova stazione elettrica HVDC - Adriatic Link - località Carrara di FANOFANO – Antonio Di Pasquale è un perito industriale abruzzese che da anni studia l’impatto ambientale di centrali come quella che Terna intende realizzare a Carrara. Ha collaborato con il Comitato “Salviamo il Paesaggio della Valdossola” e ha ripreso gli studi compiuti da ARPA Piemonte che valuta l’impatto ambientale di progetti proposti da Terna. Di seguito pubblichiamo la nota stampa ricevuta. Di Pasquale avrebbe inoltre depositato tutte le osservazioni di non realizzabilità del progetto.

“Mentre il Sindaco del Comune di FANO, rivendica il suo insindacabile ruolo di amministratore del territorio nella valutazione del progetto Adriatic Link si riunisce con Terna S.p.A. per stipulare accordi in relazione alle somme da percepire per le compensazioni del danno ambientale sul proprio territorio e su come successivamente utilizzarle, somme che nessuno sa neanche come calcolarle e che non tengono minimamente conto di tutti i danni arrecati ai cittadini residenti nelle immediate vicinanze del suddetto nuovo detrattore ambientale unitamente a quelli già esistenti, il corrente studio tecnico ha concluso l’ulteriore analisi delle criticità della grande opera elettrica ricadente sul territorio di FANO.

La costruzione della stazione elettrica di conversione HVDC, esaminata – afferma Di Pasquale – non può essere autorizzata in località Carrara di FANO (PU) perché, com’è risultato anche per la medesima in progetto da ubicare in località Piano Marino di CEPAGATTI (PE) le interferenze con gli indicatori ambientali individuati sul posto sono emerse in tutta la loro sconvolgente gravità.

La tangibilità delle magagne è scaturita utilizzando le procedure e gli schemi del metodo di analisi adottato da ARPA PIEMONTE per questi impianti, descritti in uno studio specifico del 2006.

Dallo studio sono emersi risultati categorici ed inequivocabili: l’opera, se realizzata, unitamente a tutti i detrattori ambientali già in loco presenti assentiti dal Comune di Fano nell’arco degli ultimi 50 anni senza tenere in minimo conto dei danni arrecati: alla salute pubblica; all’ambiente; al territorio ed al patrimonio edilizio pubblico e privato; si configurerebbe ad “impatto ambientale di grado eccezionale”, al limite superiore della scala di criticità, stabilito dal metodo di analisi in oggetto.

Il valore delle perdite in termini ambientali, ecosistemici, di bellezza del paesaggio, di sottrazione di spazi liberi, di rischio leucemico per i campi elettromagnetici, oltre che le perdite di valore dei beni culturali e patrimoniali non potrà mai in nessun modo essere compensato con il vile denaro.

Per questo lo studio è stato integrato alle Osservazioni di rito, conseguenti alla richiesta di autorizzazione alla costruzione dell’opera da parte della società multinazionale che scadevano il giorno 02 maggio 2023.

Quello che Terna vuole realizzare in località Carrara di Fano – continua Di Pasquale – e che la Giunta regionale delle MARCHE difficilmente avrà il coraggio di rigettare, non è autorizzabile. Le penalizzazioni a discapito della salute pubblica, dell’ambiente e del patrimonio edilizio privato e pubblico sono evidenti e sono quantificabili numericamente.

Con questo metodo è possibile inoltre arrivare al calcolo economico dei danni, il cui valore monetario va messo sul piatto della bilancia in modo preventivo ed anticipato, come stabilisce la legge, prima che l’opera venga malauguratamente “autorizzata”.

Un danno immenso e di grande pregiudizio per le generazioni future che risulta finalmente palese dall’analisi delle criticità, suggerite da un Ente qualificato regionale come ARPA PIEMONTE”

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