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Anna Magnani e il suo rapporto con Fano

La mamma delle grande attrice acquistò una casa a Fano nel quartiere Gimarra

anna magnani a fano 2FANO – Pochi sanno che la grande attrice di Roma città aperta, capolavoro-manifesto del neorealismo italiano, ebbe un rapporto privilegiato ed ultradecennale con Fano.

Se non fosse per due piccoli, ma fondamentali, contributi lasciati dal nostro Alberto Berardi (Cinquantadue storie fanesi, Fano 2009, pp. 185-186 e Altre storie, altri racconti, Fano 2010, pp. 43-44), probabilmente di questa storia nessuno serberebbe più memoria.

La mamma di Anna, Marina Magnani, che si era trasferita in Egitto dopo la nascita della figlia e là aveva messo su famiglia, lasciando la piccola a Roma e affidandola alle cure della nonna Giovanna, negli anni ‘20 tornò in Italia ed acquistò a Fano, nel quartiere Gimarra, nei pressi di via del Carmine – sui documenti, risalenti al 1922, risulta come frazione di Roncosambaccio -, una casa vicino al mare accanto a quella ereditata da suo padre Ferdinando Magnani.

Sfatato ormai il luogo comune della nascita a Fano di Marina, ripetuto per decenni da biografi dell’attrice poco rigorosi, sembra tuttavia che fossero fanesi i bisnonni paterni di Anna, come riporta una delle più importanti biografie dell’attrice, quella di Matilde Hochkofler (Anna Magnani. La biografia, Milano 2013, p. 15).

Pare avessero una casa di proprietà proprio nell’attuale quartiere di Gimarra, presso quello che allora era denominato Borgo Mozzo, una manciata di casette marinare in fila indiana, sulla destra, appena si percorre la piccola salita e la curva di via del Carmine, venendo dalla nazionale adriatica, casette ancora oggi ben visibili, nonostante le trasformazioni edilizie avvenute col passare del tempo.

Nelle due case vicine e allineate, quella di nonno Ferdinando e quella di mamma Marina, la numerosa famiglia di Anna si ritrovava d’estate, durante la stagione balneare.

E proprio durante la stagione estiva Anna era solita raggiungere la madre e gli altri familiari, soggiornava nella piccola dimora materna di Gimarra, andava al mare – verosimilmente attraversando una nazionale certamente meno trafficata rispetto ad oggi – e lo fece per anni anche dopo la nascita del figlio Luca, il quale ricorda chiaramente di aver trascorso a Fano, con la madre, le numerose zie e la nonna, le vacanze dell’immediato dopoguerra, nel 1948 e nel 1949.

Sebbene il figlio di Anna avesse appena 6-7 anni, serba chiara memoria di una Fano “molto povera, mezzo diroccata”: ricorda come dalla casa della nonna Marina si andasse direttamente in spiaggia e rimase impressionato “dai manifesti di Pietro Nenni che tappezzavano tutti i muri perché c’erano appena state le elezioni” (Hochkofler, p. 28).

Anna venne regolarmente a Fano per la stagione balneare fino al 1956, anno in cui la mamma Marina vendette la casa ai coniugi fanesi Renato Giardini e Dora Romani (per 600.000 lire), ma continuò a passare per Fano, con il suo autista, anche negli anni successivi, per accompagnare sua madre o per farle visita, dato che Marina soggiornava nel Residence Arzilla, il piccolo albergo sulla nazionale ormai chiuso da anni e attualmente in totale stato di abbandono.

A raccontarcelo è una discreta e gentile signora fanese, Renata Tombari, che abita alla Gimarra, in via Romagna 41, e che da anni serba nei suoi ricordi una storia davvero toccante. Renata mi ha riferito che Anna Magnani, la quale, è noto, aveva un rapporto complicato con sua mamma Marina – la donna l’aveva abbandonata piccolissima e all’età di nove anni l’aveva persino mandata in collegio a Roma, strappandola dall’affetto della nonna, un collegio di suore francesi caratterizzato da rigide regole, da cui Anna sarà espulsa in seguito ad alcune pesanti marachelle – si legò affettivamente proprio alla mamma di Renata, Giuseppina Candelora, detta Peppina, sposata e madre di due ragazzine, Wilma, la maggiore e Renata, appunto, di dieci anni più piccola.

È proprio quest’ultima a ricordare, ancora piena di emozione, questo stretto rapporto che legava Anna alla sua mamma.

Mi ha raccontato che l’attrice adorava le tagliatelle fatte in casa da Giuseppina e, durante la sua trasferta estiva a Fano, la chiamava spesso in casa di sua madre Marina perché cucinasse le sue formidabili fettuccine. Marina e Anna, in virtù di questo stretto legame e dei servizi in cucina svolti da Peppina, fecero alla donna numerosi regali (orecchini, foulard, orologi, ecc.), che purtroppo sono andati tutti perduti.

Restano a memoria di quel rapporto due vecchie fotografie regalate a Giuseppina rispettivamente da Anna e da sua madre.

Marina, poi, soprattutto dopo il 1956, quando risiedeva ormai in albergo, andava spesso a pranzo a casa loro, in via Romagna 41, dove ancora oggi Renata vive. Anna aveva mostrato a Giuseppina – Renata me lo ha riferito – la cicatrice dietro l’orecchio provocata da una suora del collegio, la quale gliene aveva strappato un lembo durante un impeto di rabbia, verosimilmente come reazione al carattere ribelle della piccola Anna.

A un certo punto, tale era il legame di affetto tra Anna e Giuseppina, che l’attrice romana aveva proposto alla signora fanese di trasferirsi stabilmente nella sua bella villa del Circeo, in cui la donna avrebbe dovuto ricoprire mansioni di cuoca, per poter servire, ai numerosi ospiti della casa, le sue favolose fettuccine.

Nell’autunno del 1964, dopo la morte di suo marito, la Peppina andò a visitare con Anna la villa in cui avrebbe dovuto trasferirsi e lavorare, rimase lì per alcune settimane. Anna aveva offerto alla sua materna amica fanese la possibilità di abitare con sua figlia Renata in una dependance della villa, ma per esigenze familiari – sua figlia maggiore si era scoperta in stato interessante – Giuseppina decise di non accettare quella inconsueta e bizzarra proposta.

Ancora oggi, nell’ascoltare le parole e i ricordi commossi di Renata bambina, si coglie quanto il passaggio e la presenza di Anna Magnani, in quel borgo marinaro e in quella famiglia fanese, abbiano lasciato segni ed emozioni indelebili: quel suo anomalo divismo, quel prepotente carisma che trasudava dalla sua persona e, nel contempo, quel suo essere rimasta, nell’indole, una semplice popolana, sono ancora vivi nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di vederla passare in casa sua.

Una testimonianza preziosa, dunque, che si aggiunge ai pochi ricordi fanesi su Anna riportati da Alberto Berardi nel 2009-2010 e che rendono ancora più necessario per la città di Fano lasciare un segno per le future generazioni, una lastra di marmo, magari accompagnata da una celebrazione cittadina, a memoria della grande attrice, che trascorse numerose vacanze nelle nostre spiagge e si legò così strettamente a una nostra concittadina.

Agnese Giacomoni

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