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Ambientalisti: “Siamo stanchi di fare sempre da capro espiatorio per responsabilità altrui”

La replica dell'Alleanza delle Associazioni ambientaliste marchigiane a chi considera queste associazioni responsabili delle 15 vittime causate dall'alluvione

pista travarco
Piste del Catria – Pista Travarco dalla strada provinciale 105 sotto il rifugio Cotaline: profondi ruscellamenti con trasporto di ghiaia

ANCONA – L’Alleanza delle associazioni ambientaliste marchigiane replica alle accuse definite “calunniose” dei gestori delle stazioni montane delle Marche secondo cui i 15 morti dell’alluvione del 15 settembre scorso sarebbero imputabili all’atteggiamento integralista degli ambientalisti.

“Secondo i gestori delle stazioni montane delle Marche (Catria, Nerone, Sarnano, Frontignano Bolognola) “la responsabilità del disastro” del 15 settembre “oltre alle precipitazioni eccezionali è degli pseudo ambientalisti integralisti e dei loro no”.

Potremmo anche chiamarci fuori da questa polemica, dato che non ci riteniamo né “pseudo” né “integralisti”, ma è evidente che i gestori degli impianti di risalita puntano il dito su tutte le associazioni ambientaliste marchigiane che hanno chiesto una moratoria ad ulteriori sperperi di fondi regionali destinati a sovvenzionare stazioni sciistiche senza alcun futuro economico.

Avrebbero potuto risponderci nel merito ma invece ci attaccano in maniera scomposta e delirante. Secondo loro, gli ambientalisti che da decenni denunciano, inascoltati, i rischi legati al riscaldamento globale e che non ricoprono alcun ruolo amministrativo, né hanno funzionari o tecnici nei posti di comando nei comuni, nelle provincie ed in Regione, sarebbero i responsabili dei 12 morti e dei milioni di danni dell’alluvione che ha colpito le province di Ancona e Pesaro.

Ciò non solo è ridicolo ma è falso e calunnioso. Invece gli amministratori dei comuni, delle provincie e della Regione, di ogni colore politico, che hanno avuto responsabilità in materia urbanistica e sulla gestione del rischio idrogeologico, non vengono nemmeno menzionati!

pista belvedere
Piste del Catria – pista Belvedere ai piedi del Monte Acuto: profonde incisioni di un metro con asportazione di terra, ghiaia e pietra

Forse perché sono gli stessi che si prodigano per continuare a finanziare le stazioni sciistiche? Un’altra falsità è sostenere che basta togliere alberi e ghiaia dai fiumi per risolvere il problema.

Gli ambientalisti non sono mai stati contrari ad opere di mitigazione del rischio idraulico quando non trasformano i fiumi in canali, e nemmeno alla rimozione di tronchi in alveo o sotto le arcate dei ponti.

Tuttavia per ridurre, e non annullare (perché ormai abbiamo superato il punto di non ritorno), gli effetti degli eventi eccezionali causati dal cambiamento climatico serve ben altro: servono estese “aree di laminazione” da ottenere anche spostando case e fabbriche, bisogna fermare la cementificazione del territorio, occorre piantare alberi e siepi e non tagliare centinaia di ettari di bosco con la pratica della ceduazione, serve un’agricoltura che non lasci scoperte larghe superfici di suolo e che non lo impoverisca dell’humus necessario a mantenerlo assorbente e stabile.

Quanto alle piste da sci, le immagini che abbiamo del versante del Monte Acuto del Catria interessato dai lavori di ampliamento e di esbosco dimostrano chiaramente la forte erosione subita dalle stesse, con la creazione di profondi fossati, accumuli di ghiaia e dilavamento della superficie.

rifugio gorghe
Piste del Catria – profondo canale di circa un metro e mezzo tra la provinciale 105 e la pista di fondovalle, sotto il rifugio Gorghe e pista Belvedere: notevole asporto e ruscellamento di terreno misto con alberi sradicati

Non si può escludere che il ristorante il Mandrale sia stato sepolto proprio dalla massa acqua, ghiaia e fango che è scesa dalle piste Belvedere, Travarco, Le Gorghe e Cotaline.

L’eradicazione di circa 9 ettari di faggeta e l’assenza di inerbimento delle superfici scoperte, uniti alla forte acclività, hanno sicuramente amplificato il fenomeno meteorico.

Relativamente al lago artificiale che dovrebbe essere realizzato a 1450 m. slm. vorremmo sapere come pensano di riempirlo, se in inverno l’acqua verrà utilizzata per la neve artificiale e d’estate le fonti si seccano (ricordiamoci delle autobotti di questa estate per abbeverare gli animali al pascolo!).

Anche il famoso lago di Pilato sui Sibillini, che è in una grande conca naturale a 1950 m. slm. dove di solito nevica parecchio, si è prosciugato ed è tutt’ora a secco.

Gli ambientalisti non vogliono “riserve indiane” ma una montagna che conservi bellezza e attrattività anche negli anni a venire, per offrire svago, lavoro e benessere anche alle future generazioni, e che non sia violentata dalle speculazioni e dagli interessi economici di poche persone con la complicità di amministratori compiacenti”.

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