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A Pesaro chirurgia modello per la cura del tumore allo stomaco

Il cancro gastrico è una neoplasia che ha un’insolita incidenza nel pesarese rispetto al resto d’Italia

alberto patriti
Alberto Patriti

PESARO – La chirurgia dell’azienda sanitaria territoriale di Pesaro e Urbino un modello per la cura del tumore allo stomaco.

Diverse pubblicazioni scientifiche internazionali la classificano tra le strutture di riferimento per questo tipo di neoplasia.

Tra le più importanti, a novembre scorso, la pubblicazione, nella più prestigiosa rivista scientifica in ambito chirurgico, la statunitense ‘Annals of Surgery’, la ricerca che traccia gli standard che dovrebbero essere raggiunti nei pazienti sottoposti ad intervento robotico per tumore allo stomaco.

“La chirurgia generale – spiega il direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Territoriale Nadia Storti – punta sempre più sull’alta specializzazione in chirurgia oncologica, grazie all’ausilio delle più moderne metodiche mininvasive che elevano la qualità delle cure e danno al paziente una cura più efficace, personalizzata rispetto alla singola patologia e danno risultati che permettono una ripresa più veloce del paziente stesso.

In particolare, il cancro gastrico è una neoplasia che ha un’insolita incidenza nel nostro territorio rispetto al resto d’Italia e fare ricerca in questo campo diventa fondamentale proprio per cercare sempre cure innovative e più efficaci e per puntare sempre di più alle collaborazioni nazionali ed internazionali per migliorare gli standard di cura per i propri pazienti”.

“Questo studio, capitanato dall’Università di Utrecht in Olanda – spiega il direttore Alberto Patriti della Chirurgia Generale di Pesaro e Fano – ha arruolato pazienti in 25 centri esperti in chirurgia dello stomaco, situati in tutto il mondo.

I dati dello studio saranno utilizzati per tracciare i risultati che ogni centro che si dedica a questo tipo di chirurgia deve raggiungere, una sorta di metro con cui poter verificare il proprio operato e l’efficacia della propria tecnica. La chirurgia, infatti, sta cambiando velocemente negli ultimi anni ed è necessario un continuo aggiornamento e una validazione delle nuove tecnologie in commercio.

La chirurgia tradizionale, con la grande incisione, viene sempre più indicata solo per casi selezionati, in genere tumori avanzati, mentre la maggior parte delle patologie addominali può essere trattata per via mininvasiva con risultati che possono essere anche migliori rispetto alla chirurgia tradizionale”.

Il dottor Alberto Patriti è tra i primi al mondo, nel 2008, a pubblicare studi sulla tecnica di resezione dello stomaco con l’ausilio della tecnica mininvasiva.

“Nell’ambito della chirurgia oncologica e mininvasiva – afferma Patriti – sono ben 13 gli studi pubblicati nel 2023 con coautori chirurghi dell’ospedale San Salvatore. Inoltre, a testimoniare l’attenzione posta all’ottimizzazione del risultato in chirurgia del colon-retto, sono 7 gli studi multicentrici giunti a pubblicazione. In particolare, l’attenzione è stata volta alla preabilitazione del paziente e al risparmio di sangue”.

La preabilitazione è una fase importantissima per l’intervento chirurgico, è la preparazione del paziente allo stress dell’intervento. “Può essere paragonata – aggiunge – alla preparazione atletica prima di una gara, che comprende preparazione fisica, psicologica, alimentare e correzione della abitudini non salutari (fumo e alcool in primis).

Tutti i pazienti vengono ora preparati all’intervento seguendo queste regole con notevoli benefici per il loro recupero. Fattore questo che, se accoppiato ad una chirurgia mininvasiva, può ridurre grandemente lo stress del ricovero riducendone la lunghezza e migliorandone la qualità”.

“La ricerca è fondamentale per migliorare le cure e renderle più efficaci – conclude l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini – offrendo opportunità di cura direttamente sul territorio. La dedizione dei sanitari è cruciale per il progresso e la ricerca. Il loro impegno contribuisce a tradurre la ricerca scientifica in benefici tangibili per i pazienti”.

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