Il Metauro
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27 ottobre, CAI e Associazioni sul Monte Acuto contro i lavori dell’impianto sciistico

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Monte Acuto (foto Lupus in Fabula)

FRONTONE – Domenica 27 ottobre, in cima all’Acuto, per protestare contro il lavori di ampliamento del polo sciistico non ci saranno solo i gruppi d’Italia centrale del Cai, Club Alpino Italiano. Ma “in cordata” anche associazioni operative nella difesa del paesaggio, della natura e degli animali. A sostegno dell’iniziativa dei club Cai Montefeltro, Pesaro e Cai Marche si sono schierati il Fai (Fondo Ambiente Italia), Italia Nostra, il Wwf, Legambiente, “Salviamo il Paesaggio”, Pro Natura, il Grid, la Lav (antivivisezione), Forum Paesaggio, Argonauta, Lega Anticaccia, il Ghiro, Pungitopo e Lupus in Fabula. Attivisti decisi insieme a manifestare il loro “dolore acuto” per gli sbancamenti sul Catria.

Un “dolore” che obbedisce ad un progetto pubblico ed autorizzato dall’UM Catria Nerone a dicembre 2016 ed oggi, con le proteste, è sotto la lente d’ingrandimento di esperti. Tra cui Fabio Taffetani, professore di botanica sistematica e direttore dell’orto botanico “Selva di Gallignano” della Politecnica delle Marche.
«Mi sono interessato ai lavori quando nel 2017 seguivo la tesi di un mio studente – spiega il botanico  – sul rifacimento del monte dopo la prima serie di lavori legati alla funivia e alla sciovia triposto e multati dai carabinieri forestali per eccesso di diboschimenti. Lavori che però non sono niente a confronto di quelli eseguiti quest’anno».
Per il professore, il problema non è l’esecuzione dei lavori previsti per il polo turistico e i parametri tecnici prescritti ma la visione di una montagna che ha movimentato investimenti e motivato il processo autorizzativo ad ampliare e potenziare il polo.
«Non si è considerato la perdita di habitat prioritario come i faggeti, agrifoglio, tassi che rientrano nella norma “habitat” della Rete Natura 2000 dove l’Europa ci dà fondi per garantirne la conservazione e non per distruggerli. Si è fatto una valutazione numerica considerando che il taglio dell’habitat “primario” non incide più del 1 % sulla superficie complessiva di un sito considerato d’importanza comunitario. Pertanto non tiene conto dell’aspetto qualitativa della risorse e dell’impatto gestionale sull’area. Sono alla base dell’attività zootecnica secolare sul Catria per merito degli usi civici, delle Comunanze». Inoltre aggiunge «c’è una visione arcaica dell’uso di una montagna che non si considera come una risorsa».
Lancia un appello: «prima di proseguire converrebbe valutare se ci sono stati attività significative degli impianti, analizzare profitti e perdite, stimare le perdite delle attività di pascolo e di alpeggio e anche turistica».
Ricorda: « l’invaso a servizio del canone per fare la neve, un paradosso in un periodo dove disgelano anche i ghiacciai, occuperà l’unica area pianeggiante utile per le bestie e non si considera che non sarà più una meta per i naturalisti che non andranno mai fare escursione in un area così maltrattata».
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