FANO – Paradossalmente se ne è andato nel bel mezzo della Quaresima. Di certo il periodo dell’anno, votato a digiuno ed astinenza, che, potendo scegliere, avrebbe voluto assolutamente evitare per la dipartita.
Lui che viveva appieno e si sentiva totalmente realizzato solo all’altezza del sacro rito carnascialesco. E nel trionfo di esso avrebbe sicuramente voluto congedarsi, emulando in ciò il Pupo che trova puntualmente degna sepoltura all’imbrunire del Martedì Grasso, espiando nel rogo purificatore gli eccessi del precedente sabba goliardico.
Alberto Berardi è stato di tutto e anche di più. Politico, insegnante, intellettuale, libero pensatore, scrittore e critico, cultore del bello, viveur di raro stile e quant’altro si può aggiungere a proposito di un uomo per tutte le stagioni. Soprattutto, fanese. Come pochi e fino al midollo.
E pertanto geniale in termini nostrani, amabile anche quando la sparava grossa, trascinante e contagioso sempre. Con la sua scomparsa Fano si vede strappare una pagina importante della sua recente storia culturale ma su quel foglio già pregnante di vita vissuta resta ancora spazio per vergare qualche riflessione dedicata alla sua memoria.
Ci piacerebbe in tal senso che chi gli sopravvive e ne ha condiviso l’impegno portasse avanti la sua duplice battaglia, ognora combattuta, tra le mille affrontate, con rigorosa coerenza e indefessa tenacia.
Gli dobbiamo promettere un vero, globale (e pure necessario) rilancio del Carnevale, che deve diventare la manifestazione cittadina per eccellenza e di autentica eccellenza.
E questo passa anche attraverso la realizzazione del lungamente vagheggiato carnevalodromo, da costruire a Sassonia Sud e ovviamente da intitolargli.
Non dobbiamo esimerci poi dal fare di tutto per riportare a casa, in ogni modo e a tutti i costi, la statua di Lisippo, altro suo ineludibile imperativo categorico e cosa nostra al di là e al di sopra di qualunque contenzioso legale.
E’ davvero il minimo che si impone nel ricordo di chi ha dato il massimo. Per orgoglioso amore della sua terra.