FANO – Non a Voce Sola, rassegna itinerante di filosofia, poesia, narrativa, musica ed arti dedicata al dialogo fra i generi, giunge al suo quarto appuntamento del 2020, finalmente di nuovo insieme al suo fedele pubblico dopo la parentesi via web dell’apertura.
Anche quest‘anno fortemente voluta dai principali enti del territorio marchigiano, come La Regione Marche e la Commissione Pari Opportunità Regionale, un circuito di 10 comuni sparsi per le cinque province, l‘Università degli Studi di Macerata e l‘Università Politecnica delle Marche, si sta adoperando per creare un dialogo tra i generi su un tema quanto mai importante, quello della Rinascita.
La Rinascita può essere intesa non solo come ritorno ad abitudini e positività dopo un periodo difficile, ma soprattutto come dubbio e domanda multipla ed aperta sul presente. Sarà possibile una rinascita dopo il periodo Covid 19? Come dice la poetessa Mariangela Gualtieri: “Cosa sarà stato veramente quel salto di specie dal pipistrello a noi. Qualcosa in noi ha voluto spalancare?”. Sarà stata veramente un’occasione per spalancarsi e riprendere il contatto diretto con il mondo e con tutto ciò da cui siamo sempre più freneticamente schermati da una tecnica e tecnologia fintamente onnipotente? Sapremo realizzare l‘insostituibilità del contatto umano e la sua essenza così necessaria affinché uomini e donne si esprimano compiutamente nel mondo?
Stavolta a dire la sua sul tema sarà la giornalista, saggista e corrispondente di guerra Giuliana Sgrena che, partendo dalle riflessioni del suo ultimo saggio Il Manifesto della verità, condurrà un dialogo col pubblico di Fano, presso la Chiesa di San Francesco, giovedì 16 luglio alle ore 21,15, incentrato sul concetto di verità, post-verità, percezione e rinascita delle notizie che condizionano il nostro vivere quotidiano, e che soprattutto lo hanno condizionato durante il lock-down e continuano a condizionarlo in questo post-periodo.
Giuliana Sgrena, nata a Masera in Piemonte nel 1948, ha cominciato a seguire la sua passione per il giornalismo e la scrittura non appena finite le scuole superiori. Comincia a scrivere per testate di spicco all’inizio degli anni ‘80, prima per Pace e Guerra, e poi per Il Manifesto dal 1988. Nascono da qui collaborazioni importanti con Rainews24, Modus Vivendi e il tedesco Die Zeit e anche i grandi reportage sulle rivoluzioni islamiche e l’apporto femminile in esse, soprattutto in Algeria, Somalia, Palestina e Afghanistan, per cui è diventata nota in tutto il mondo.
Durante un soggiorno a Baghdad per un‘inchiesta, nel febbraio 2005, è stata rapita dall’Organizzazione per la Jihad Islamica e liberata dal SISMI il 5 marzo a costo della vita dell’agente Nicola Calipari. Questo è stato un grande punto di svolta per Giuliana Sgrena, sia a livello personale che professionale.
Riguardo la vicenda ha sempre dichiarato di essere rimasta scossa ma infinitamente grata dal gesto di estrema abnegazione di Calipari, ma proprio in nome di esso, di aver subito una vera e propria rinascita di intenti e obiettivi, e di voler raccontare ancora di più il mondo (e il sottomondo) delle primavere arabe, da cui tutta la tragica vicenda ha avuto inizio.
Da sempre appassionata alle vicende di libertà e svolta della condizione femminile, soprattutto nei paesi delle cui guerre di rivoluzione è stata testimone oculare e cronista, ha raccontato in molti libri la nascita e la rinascita di donne straordinarie e di straordinari movimenti rivoluzionari, come Kahina contro i Califfi, Il prezzo del Velo, Rivoluzioni Violate e Dio Odia le Donne.
Il Covid19 è stato per Giuliana Sgrena una grande occasione di riflessione sul mondo dell‘informazione, sullo spalancarsi dell‘essere umano al mondo e sul rielaborarlo di alcuni in un‘ottica di post-verità per scopi precisi, spesso anche politici e sociologici, nonché economici.
La verità è filosoficamente difficile (e pericolosa) da scoprire se la si scherma con le opinioni di chi non ama il sapere, come direbbe Socrate, e su questo fil rouge Giuliana Sgrena dialogherà col pubblico di Non a Voce Sola proprio sulla necessità di una rinascita dell‘amore per il sapere.