FANO – “Altre tre settimane di blocco significano la morte certa di tante attività commerciali della nostra città”.
E’ lapidaria la Presidente di Confcommercio Fano Barbara Marcolini alla luce di quanto indicato dal Presidente Conte ieri sera e che vede in maniera molto pessimista il futuro suo e di tanti colleghi che operano nel dettaglio dell’abbigliamento, delle oreficerie, dell’arredamento e simili, praticamente di tutte quelle attività che di fatto hanno abbassato le proprie saracinesche dal 9 marzo scorso.
“Due mesi e mezzo senza lavorare e incassare neppure un euro è una situazione insostenibile per aziende che lavorano con i flussi di cassa del momento e che servono per pagare stipendi, affitti, merci e tutti i costi di gestione che sosteniamo ogni mese.
E’ assurdo che le restrizioni imposte colpiscano in modo così indiscriminato i nostri negozi che potrebbero benissimo applicare tutte le condizioni di sicurezza previste.
Si può andare al supermercato dove dentro ci sono decine e decine di persone e altrettante fuori a fare la fila, si può andare a lavorare in fabbriche dove ci sono centinaia di operai ma non si può entrare in un negozio, magari uno alla volta, dove c’è uno o massimo due addetti alle vendite? Mi sembra paradossale oltreché insensato”.
I dati dell’Ufficio Studi Confcommercio parlano chiaro: settore vendite di abbigliamento e calzature (attualmente -100% per la maggior parte delle aziende, precisamente quelle non attive su piattaforme virtuali), immatricolazioni di auto (-82% nei confronti dei privati) accoglienza turistica (-95% degli stranieri a partire dall’ultima settimana di marzo); bar e la ristorazione (-68% considerando anche le coraggiose attività di delivery presso il domicilio dei consumatori).
“A fronte di tutta questa vertiginosa caduta nei consumi – continua Barbara Marcolini – i provvedimenti per le nostre aziende, adottati da Governo e Amministrazioni varie sono risibili: per i dipendenti cassa integrazione (ma a molti non è neppure arrivata) e a noi un Bonus di 600 Euro (e a molti non è pervenuto) però nel frattempo abbiamo pagato l’affitto anche se chiusi (perché il credito d’imposta lo scaleremo il prossimo anno), i fornitori cominciano a farsi pressanti, le imposte e tasse sono state solo rimandate, le bollette di luce, gas e acqua intanto arrivano anche se il locale è chiuso. In compenso ci hanno dato la possibilità di indebitarci ulteriormente fino a 25000 Euro così da poter pagare le Tasse e i debiti accumulati nei mesi di chiusura”.
“Oggi è a repentaglio la stabilità finanziaria delle nostre aziende commerciali così come la possibilità di mantenere inalterata tutta la forza lavoro e non essere invece costretti a licenziamenti che nessuno desidera (guarda caso Amazon con sede fiscale estera è l’unico che assume oggi ndr) perché il commercio si basa sull’interazione titolare e dipendente.
L’urgenza insomma – conclude il Presidente Confcommercio Fano – è quella di rispondere alle difficoltà di flusso di cassa con la necessità di ripartire, garantendo la salute collettiva con tutti i dispositivi di sicurezza previsti , il più presto possibile e sicuramente prima della data del 18 maggio indicata perché è una situazione non sostenibile sino ad allora”.