URBINO – Martedì 13 agosto alle 21 il Cortile d’Onore di Palazzo Ducale, in occasione della Festa del Duca, ospita il recital tratto dal romanzo storico “Dalla corte al chiostro. Vita romanzata di Elisabetta Feltria” di Tiziano Mancini, premiato recentemente dalla Giuria del “Città di Grottammare”.
A interpretarlo, gli attori di “Mare Fuori” Antonio de Matteo e Lia Greco, accompagnati dall’Orchestra Fiati del Montefeltro diretta dal M° Davide Barbatosta.
Così ci presenta il testo Simona Bertocchi, nota autrice di romanzi storici, ultimo dei quali “La casa del melograno” (Giovane Holden, 2022):
“Tiziano Mancini, scrittore e giornalista, dà alle stampe un’opera di grande intensità per la scelta del personaggio e lo stile di scrittura. L’autore toglie infatti dall’oblio una grande e dimenticata protagonista del Rinascimento: Elisabetta da Montefeltro e lo fa con una biografia romanzata di notevole fascino e originalità.
La trama si snoda in capitoli che raccontano i momenti salienti del Rinascimento urbinate attraverso dialoghi, descrizioni, riflessioni, visioni, in uno stile che dipinge con le parole l’incontro tra la Storia e le storie, tra la realtà e l’invenzione (sempre molto coerente con i fatti storici).
Elisabetta da Montefeltro era ancora una bambina quando fu promessa in sposa a Roberto Malatesta di vent’anni più grande. Era il 1471 e si trattò di un accorto politico prematrimoniale, come avveniva in quel periodo per suggellare alleanze e placare rivalità tra gli stati. Per quell’occasione le nozze dovevano determinare la pace tra le acerrime città nemiche Rimini e Urbino.
Il matrimonio sfarzoso di Elisabetta e Roberto, figli di Federico di Montefeltro e Sigismondo Pandolfo Malatesta, avvenne nel 1475. Fu un’unione infelice per la sposa, la quale scoprì presto che il suo consorte aveva una concubina e un figlio, ma il destino serbava un dramma ancora più feroce per la figlia del signore di Urbino: Elisabetta il 10 settembre 1482 rimase vedova e orfana di padre nello stesso giorno.
Cercò allora nella fede e nella spiritualità una luce di speranza fino a prendere i voti nel Convento di Santa Chiara. La donna di potere Elisabetta da Montefeltro divenne così Chiara Feltria dell’ordine delle Clarisse.
In questo testo il lettore si addentra in vicende di grande pathos: la morte di Battista, la brutalità dei Borgia, la fuga e il ritorno di Guidobaldo, il magnetismo del conte di Urbino e di Sigismondo, i drammi di Elisabetta e il suo peregrinare tra Urbino, Venezia e Ferrara.
La scrittura di Tiziano Mancini presenta una semplicità strutturata, delicata e graffiante, spesso filtrata dalla filosofia e dalla spiritualità per rivelare il lato più umano dei grandi personaggi del periodo narrato.
Tra i capitoli e i passaggi più commoventi c’è il legame tra Elisabetta e il padre Federico da Montefeltro che trasmette alla figlia i più alti valori, la cultura, la lungimiranza, il coraggio e la lealtà.
I loro dialoghi sono vibranti, veri, intensi ma ancora più toccante è il dialogo tra Il Valentino, il senza dio, ed Elisabetta, che nel frattempo è diventata Chiara Feltria: in questo capitolo assistiamo a una sorta di espiazione, di pentimento di Cesare Borgia che si interroga sulla sua natura violenta e feroce, ma tanti altri sono i personaggi della Storia rinascimentale che trasmettono le proprie fragilità.
In un libro in cui la guerra e il dramma sono nel centro dell’intreccio, sorprende un finale di pace e speranza che porta alla riflessione”.