Il Metauro
notizie dalla valle del Metauro

Ultima Generazione, l’appello: “Cambiare rotta ora!”

A Roma gli attivisti di Ultima Generazione hanno versato del carbone vegetale nella fontana della Barcaccia. Ad Ancona velata la fontana delle 13 cannelle

ultima generazione tredici cannelle anconaROMA / ANCONA – Continuano le azioni dimostrative di Ultima Generazione per richiamare l’attenzione dei cittadini e delle istituzioni sulla grave crisi climatica in corso e per la quale non si starebbero prendendo i provvedimenti necessari.

In un comunicato gli attivisti spiegano i motivi di queste azioni eclatanti.

Per denunciare la gravità della situazione climatica corrente e l’inaccettabilità dell’inazione della politica per contenerne i danni, ieri mattina due gruppi di cittadini e cittadine della campagna NON PAGHIAMO IL FOSSILE, di cui fa parte Ultima Generazione, hanno messo in atto due azioni: una ad Ancona e una a Roma. Coinvolte due fontane, simbolo, da un lato, del ristoro offerto dall’acqua e, dall’altro, del pericolo che può rappresentare.

Cinque cittadini e cittadine ad Ancona hanno ricoperto con un telo la fontana del Calamo, chiamata comunemente Fontana delle Tredici Cannelle, perché costituita da tredici bocche da cui rifornire di acqua persone e animali, fu costruita per dare ristoro di acqua pubblica agli abitanti e a chiunque entrasse in città dopo un lungo viaggio. Sul posto sono arrivate le forze dell’ordine, che hanno preso le generalità dei manifestanti.

A Roma alle 11:30 tre persone hanno versato del liquido a base di carbone vegetale nelle vasche della fontana della Barcaccia. La tradizione popolare vuole che la forma dell’opera del Bernini, posta ai piedi di Trinità dei Monti, fosse stata ispirata dalla presenza sulla piazza di una barca in secca, portata fin lì dalla piena del Tevere del 1598.

Un richiamo fortissimo, che prefigura oggi lo scenario della “fine del Mondo” a cui stiamo andando incontro, pigiando sempre di più il piede sull’acceleratore: siccità alternata a devastanti alluvioni, che metteranno fine alla vita sulla Terra, insieme alle ondate di calore. Dopo una ventina di minuti le tre persone sono state portate via dalla polizia municipale.

“Se vedere quest’acqua nera vi sconvolge è perché, come noi, riconoscete quanto sia prezioso quello che stiamo perdendo. Tutti i rapporti ufficiali, anche quelli di fonte governativa, denunciano che le politiche dei governi sono insufficienti per contenere il surriscaldamento globale entro 1,5°C e ci stanno invece conducendo dritti verso un catastrofico aumento di almeno 2.5°C.

Questo significa che gli eventi estremi renderanno inabitabili le nostre terre. Significa che desertificazione e siccità aumenteranno vertiginosamente, causando migrazioni incontrollate. Significa che collasseranno tutti i nostri equilibri, economici e sociali.

C’è un solo modo per frenare questa corsa verso il suicidio collettivo: interrompere le emissioni legate ai combustibili fossili. Con questa azione vogliamo chiedere al Governo di smettere di investire in sussidi dannosi per l’ambiente. Con questa azione vi invitiamo a non rassegnarvi a questa condanna a morte”, hanno dichiarato i cittadini.

ultima generazion_roma_barcacciaL’ACQUA, DA FONTE DI RISTORO A CAUSA DI DISTRUZIONE E MORTE

Con la catastrofe climatica in corso il nostro Paese è sempre più esposto a eventi estremi, che seminano distruzione e morte, come la grave alluvione, da più parti derubricata a “nubifragio”, che il 15 settembre 2022 nelle Marche ha mietuto 12 vittime, cui si aggiunge una persona dispersa, e devastato il territorio lungo il corso dei fiumi Misa e Cesano.

LA SICCITÀ E UNA RETE IDRICA CHE SPRECA QUASI METÀ DELL’ACQUA

Nei mesi passati abbiamo guardato i telegiornali nei mesi, abbiamo visto scorrere le immagini dei fiumi prosciugati, delle montagne senza neve. In molte regioni si sta già sperimentando la riduzione dell’approvvigionamento idrico nelle case.

La siccità arriva in un Paese abituato ad averne talmente tanta che la sua rete idrica è ridotta a un colabrodo: ne perde impassibile il 42% a causa della vetustà e della mancata manutenzione delle infrastrutture.

Secondo gli ultimi dati di Istat, nel 2020 nei capoluoghi di provincia sono andati dispersi 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2% dell’acqua immessa in rete.

Nelle Marche è andato perso il 34,3% dell’acqua diffusa dalla rete idrica, il 31,3% ad Ancona città. A Roma il 27%, secondo gli ultimi dati diffusi da Acea. Ancora troppa in un Paese in cui già nel primo trimestre dell’anno si comincia a parlare di razionamenti.

E se non bastassero le perdite della rete dei cittadini, c’è anche lo sfruttamento delle risorse idriche pubbliche da parte delle aziende private. Prime fra tutte l’industria dell’acqua minerale italiana. Secondo un report pubblicato a gennaio da Altreconomia, nel 2020 le imprese private hanno prelevato 17,9 miliardi di litri, versando un canone medio per litro emunto pari a 0,0007 € alle Regioni per commercializzarle a fini di lucro.

Paghiamo così il costo di una politica che ha permesso che l’acqua da “bene pubblico comune” diventasse oggetto di privatizzazione e speculazione finanziaria. E che anche questa estate non porrà un freno agli emungimenti nel sottosuolo da parte dell’industria dell’acqua minerale italiana.

INVERTIRE LA ROTTA: È DAVVERO PIÙ FACILE ACCETTARE UN FUTURO DI MORTE INVECE CHE UN FUTURO SENZA FOSSILE?

È ormai assodato il legame di causa effetto tra surriscaldamento globale e siccità. L’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) dell’Onu parla chiaro: bisogna invertire la rotta e azzerare immediatamente le emissioni legate ai combustibili fossili se non vogliamo che l’aumento delle temperature superi 1,5° entro il prossimo decennio. Altrimenti non si potrà più tornare indietro.

Quello che è successo con l’innalzamento di 1° è sotto i nostri occhi: lo scorso autunno è piovuto pochissimo, l’inverno mite ha portato il 61% di neve in meno, i fiumi sono in secca già a marzo, i raccolti sono compromessi (non solo in Italia ma anche nei Paesi dai quali dipendiamo per la sopravvivenza). Il cibo comincia a scarseggiare e i prezzi salgono. Oggi. Adesso. È davvero più semplice accettare questo futuro di morte invece che un futuro senza fossile?

IL GOVERNO SCEGLIE DI DESTINARE I NOSTRI SOLDI ALL’INDUSTRIA FOSSILE FINO AL 2028. SPOSTIAMO I FONDI ALLA TUTELA DEL TERRITORIO

Il governo cosa sta facendo per tutelare la vita dei propri cittadini? Ha nominato l’ennesimo commissario per la crisi idrica e, non solo non ha cancellato un centesimo di euro sui sussidi pubblici all’industria del fossile, ma ha deciso che la Sace, controllata dal ministero dell’Economia, continuerà a investire in combustibili fossili i soldi delle tasse pagate dai cittadini almeno fino al 2028.

La notizia è arrivata la scorsa settimana sui canali social della coalizione internazionale Export Finance for Future (E3F) ma la decisione risale a gennaio scorso, quando il governo ha deciso proditoriamente di disattendere l’impegno sottoscritto alla Cop26 di Glasgow, che prevedeva l’impegno a porre fine a nuovi finanziamenti pubblici internazionali ai combustibili fossili entro la fine del 2022. La premeditazione è evidente già dal fatto che nessuno si sia preso la briga di aggiornare neanche il catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi.

“Con queste azioni vogliamo rendere evidente che continuare a investire in sussidi dannosi per l’ambiente è una condanna a morte.

Il nostro governo continua a investire i nostri soldi in qualcosa che danneggia noi stessi e le nostre vite. Abbiamo paura di perdere i nostri nonni e i nostri genitori per le ondate di calore che arriveranno quest’estate.

Se continuerà così i nostri bambini e le nostre bambine non potranno crescere forti e sani, perché non avranno cibo, né acqua, né aria pulita da respirare. Non paghiamo il fossile, per amore della vita.

Dirottiamo da subito queste risorse verso scopi che ci aiutino a ridurre le emissioni che stravolgono il clima e a rendere l’Italia più resistente agli eventi estremi, che comunque ci attendono.

Per la destinazione c’è solo l’imbarazzo della scelta: si può cominciare dalla manutenzione della rete idrica, dalla difesa del suolo, dalla bonifica dei siti contaminati, dai tanti piccoli e grandi interventi di recupero ambientale. Basta volerlo”, hanno affermato.

altri articoli