Il Metauro
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La Valle del Metauro ha dimenticato Giulio Regeni?

Una riflessione-provocazione a due anni di distanza dalla morte del giovane ricercatore ucciso barbaramente in Egitto

la valle del metauro ha dimenticato giulio regeniVALLE DEL METAURO – Una valle che sembra essere insensibile alla “protesta gialla” che da due anni anima la penisola italiana e non solo.

Popolarmente, quando c’è solo forma ma poca sostanza, il detto dice “tanto fumo e niente arrosto”. Ma in questo caso, ammesso che l’arrosto sia presente, il fumo non si è visto per niente.

Due anni fa si compiva la ingiusta e barbara morte in Egitto di Giulio Regeni, lo studente friulano che nella capitale egiziana raccoglieva dati per la sua tesi di dottorato da discutere nell’università di Cambridge (Inghilterra).

La comunità internazionale ha, da subito, reagito a questa barbarie e Amnesty International Italia ha lanciato in tutto io mondo la campagna Verità per Giulio Regeni (Truth about Giulio Regeni).

Da quel momento un mare di cartelli gialli ha invaso le tante manifestazioni, pagine dei social network, abitazioni private, palazzi pubblici.

Ma nella valle del Metauro lo slogan “Verità per Giulio Regeni” sembra essersi trasformato nel titolo del noto programma televisivo della brava Sciarelli: “Chi l’ha visto?”. Il “segno giallo” sui palazzi comunali, nelle scuole, nella nostra università non si è visto e se c’è stato deve esserci stato pochissimo perché, appunto, non si è visto.

E’ una errata percezione oppure le cose stanno veramente così? Eppure per il caso dei Marò la nostra sensazione era stata diversa e gli striscioni in quel caso si sono visti e alcuni pure a lungo.

Quindi, detta alla Lubrano, la domanda sorge spontanea: ciò denota la mancanza di sensibilità da parte di cittadini e amministratori della valle del Metauro oppure noi siamo “gente di sostanza” (l’arrosto appunto) e certi “segnali di fumo” per noi non sono necessari?

Certamente la presenza di un cartello non significa nulla, potrebbero obiettare alcuni, ciò che conta è viverli i problemi, sentirli e “con-patirli”.

Eppure proprio perché un segno è un segno, non si può immaginare Natale senza l’albero, la vittoria di una gara senza un premio, una protesta senza un cartello, la protesta per l’ingiusta morte di un giovane innocente senza un cartello giallo.

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