Il Metauro
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I Trappisti di Frattocchie a Fano: monastero si, monastero no

Silvano Bracci ci aiuta a capire chi sono e perché a Fano

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La comunità dei Trappisti di Frattocchie (Roma)

FANO – La notizia della costruzione di un nuovo monastero dei Monaci Trappisti di Frattocchie (Roma) nelle colline vicine a Fano ha mosso le critiche degli ambientalisti che hanno sollevato problemi di incompatibilità ambientale. Il progetto complessivo, che ha già ricevuto parere favorevole dalla Soprintendenza, prevede la ristrutturazione di un vecchio casale già esistente da adibire a foresteria e la costruzione di una nuova struttura conventuale. Quest’ultimo passaggio richiederà una variante al piano regolatore che dovrà essere ratificata dal consiglio comunale. L’area esatta in cui dovrebbe sorgere il monastero è nei pressi di Villa Prelato. L’assessore all’Urbanistica Paolini ha rassicurato che: “Non si tratta di nessuna colata di cemento… credo che sia molto positivo che il nostro bel territorio si arricchisca di nuovi luoghi di spiritualità”. Cerchiamo di approfondire la questione con le riflessioni di Silvano Bracci.

Da quando i monaci Trappisti di Frattocchie di Marino hanno scelto di rifondare la loro comunità in un’area agricola fanese dietro il Prelato si sono accesi interrogativi e polemiche, allora crediamo utile offrire dei particolari sulla vita trappista.

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L’area in zona Prelato in cui dovrebbe sorgere il nuovo convento, visibile la casa colonica

La comunità trappista è una rifondazione seicentesca della vita cistercense sorta nel secolo XI e contraddistinta dalla preghiera e il lavoro delle proprie mani insediandosi in luoghi isolati e in terre incolte rinunziando al lavoro di contadini dipendenti dal monastero. La riforma del 1666 dell’abate De Rancé a La Trappe in Normandia (Francia) unisce la vita contemplativa a quella lavorativa, scandita dalla preghiera continua liturgica e personale, il lavoro umile sottolineato dal silenzio, la povertà volontaria, la castità nel celibato e l’obbedienza sotto un maestro. Preghiera, veglie, digiuno, lavoro manuale e silenzio sono quindi la caratteristica di una Trappa.

La giornata comincia prima dell’alba con una liturgia corale caratterizzata dall’ascolto e dalla contemplazione silenziosa delle meraviglie di Dio nella creazione, poi il monaco prolunga la sua veglia con la preghiera personale. Al sorgere del nuovo giorno si celebrano le Lodi e l’Eucaristia, segue il Capitolo, poiché chiesa e sala capitolare sono i due poli della vita fraterna dove persone unite da uno stesso desiderio si scambiano aiuto e conforto sotto la guida dell’abate. Altri momenti di preghiere scandiscono i tempi del lavoro o dello studio e il corso della giornata.

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La casa colonica esistente pensata per diventare la foresteria

Il lavoro manuale manifesta la comunione con tutti gli uomini che faticano ed è luogo privilegiato per vivere la carità fatta di collaborazione e di matura responsabilità: l’orto, il giardino, la cucina, la cantina, il frantoio, il pollaio, una piccola officina, la falegnameria, il negozio, la biblioteca, la sacrestia, ma anche la cura dei malati e l’accoglienza degli ospiti e dei poveri impegnano i monaci che con la fedeltà ad un lavoro umile partecipano all’opera divina della creazione e della redenzione e procurano il sostentamento per sé e per gli altri permettendo l’autonomia della casa e un certo conforto ai bisognosi.

Abbiamo attinte le notizie suddette al sito dei Trappisti di Frattocchie che da tempo, data la caratteristica del silenzio che li distingue, coltivavano il desiderio di trovare un luogo lontano dai rumori della zona che presenta strade molto trafficate e soprattutto la vicinanza dell’aeroporto di Ciampino.

Crediamo che la loro presenza sarà un arricchimento non solo spirituale, ma culturale e sociale per il territorio fanese e della provincia pesarese e non un attentato all’ecologia con una “colata di cemento” se davvero i Trappisti praticano il lavoro agricolo e la “custodia” del creato. Poiché nei discorsi tra la gente e nelle pagine di giornali c’è chi assimila i monaci trappisti ai camaldolesi di Monte Giove la cui foto è apparsa sui giornali a corredo di interventi favorevoli o contrari alla nuova fondazione, precisiamo che ambedue gli ordini religiosi hanno in comune la Regola di san Benedetto ma la vita eremitica caratterizza i camaldolesi, mentre la vita comunitaria gli altri.

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