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ASUR Marche, preoccupanti i dati sul precariato

L’analisi della CGIL Marche sulla situazione dei contratti nella sanità

sanita marche asur precariato contrattiANCONA – «Le condizioni di lavoro degli operatori della sanità nelle Marche sono pesantemente peggiorate in questi ultimi anni. Il perdurare di una situazione di costante diminuzione di investimenti economici sul personale e sull’adeguamento degli organici ai reali fabbisogni hanno portato un crescente disagio organizzativo con l’aumento dei fenomeni di stress conseguenti al mancato rispetto dei turni di lavoro, al sovraccarico di attività con evidenti ripercussioni sulla qualità dei servizi erogati». E’ quanto afferma Alessandro Pertoldi, segretario regionale Funzione Pubblica CGIL Marche.

«Dentro questo quadro – continua la nota – si inserisce il fenomeno del precariato, delle diverse figure professionali presenti nell’Azienda Sanitaria Unica Regionale (ASUR) delle Marche. Parliamo di 1.350 fra uomini e donne che garantiscono concretamente l’esigibilità di un diritto di cittadinanza e assicurano servizi sanitari e sociali indispensabili vivendo una condizione lavorativa di insicurezza.

La “questione precari” rappresenta una vera e propria emergenza sia per le persone che si trovano nella condizione di incertezza ed instabilità, sia  per i servizi sanitari che vengono assicurati ai cittadini con l’apporto fondamentale di questi lavoratori.

Per questo – continua Pertoldi – è oggi indispensabile non interrompere i rapporti di lavoro dei tanti operatori con contratto a tempo determinato, per questo sollecitiamo la Direzione Generale dell’ ASUR a completare e soprattutto accelerare, il programma di stabilizzazioni avviato con la Delibera della Giunta Regionale n° 247 del 2016 e nel contempo a predisporre il piano di stabilizzazioni in forza di quanto previsto dal recente Decreto Madia in materia di superamento del precariato.

Assunzioni a “tempo indeterminato” – conclude la nota – si rendono necessarie non solo per dare stabilità e continuità ai servizi ma anche per garantire condizioni di lavoro che permettano di poter rispettare la direttiva europea sugli orari».

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